La lunga strada verso casa

Incontro sensazioni che non posso raccontare, tanto sono troppo lontano da casa.
Sono differenti gli odori, differenti i sapori,
perfino la polvere sembra comporsi in modo diverso.

Sono tanto lontano da non avere lo stesso sole,
da non avere lo stesso vento,
non lo stesso momento di un giorno che viene.

Ai bordi delle strade gialle, scomposte,
dorme un disordine che non mi appartiene,
è il disordine di un altro popolo, di un’altra cultura, di altra gente,
che non conosce la mia gente e la mia gente non conoscono questa gente,
io nel mezzo.

E se qualcosa accadesse qui, se accadesse sul ciglio di questa strada
sarei introvabile, non ci sarebbe modo per arrivare fin qui,
nessun modo per rintracciarmi.

Ho pensato che se fossi colpito, derubato,
potrei cadere, perdere sangue, e, lontano, il giorno proseguirebbe come se nulla fosse.
Non sarei soccorso, non sarei aiutato,
la mia famiglia continuerebbe a vivere le sue ore, i suoi giorni,
forse perfino settimane prima di sospettare soltanto che qualcosa sia accaduto.

Immagino, guardando l’orizzonte teso e piatto come una squadra,
alle migliaia di altri orizzonti che si sostituirebbero a questo se ora partissi per raggiungervi.
Ma neanche questo è vero, nessuna linea retta vi raggiungerebbe,
tanto è evidente l’incurvatura della terra tra i nostri due punti di mondo.

C’è tanta poesia nella distanza da annuire a sé stessa ma non c’è poesia nell’esservi lontano.
Non c’è pietà nel desiderio improvviso di essere con voi.
Non c’è più rispetto dei desideri a tale distanza.

Il mondo sembra un altro mondo.
In qualunque direzione l’urlo si perde.

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